Il sei gennaio è passato e non ci sono più le luci di Natale. Ovviamente quelle enormi insegne ci sono ancora e con impegno, le mani gelate, e senza fretta quei poveri operai stanno cercando di toglierle. Ma non sono più illuminate dall’ultimo giorno di festa. L’epifania tutte le feste si porta via. Il sette gennaio si spengono automaticamente le luci, e sparisce anche la magia. Ci ritroviamo nuovamente al buio. Nelle serate fredde (e anche i pomeriggi) tra la nebbia e lo smog quasi ci perdiamo tornando a casa dal lavoro.
Perché, diciamolo, piacciono a tutti. Trovatemi qualcuno che non è d’accordo. Anche le persone più ciniche, anche le persone che non amano le feste natalizie, anche quelle che vedono tutto nero, si vestono di nero e non sorridono mai, si incantano davanti alle luminarie. E’ Natale per tutti, la festa della gioia per eccellenza. Che tu sia religioso o no.
E’ anche, dopotutto, l’illuminazione che ci porta al nuovo anno. E la luce è il simbolo della speranza, da quando è nato l’uomo. La luce divina, ma anche semplicemente la luce solare che dà inizio al giorno. E già il fatto, di questi tempi, che ci svegliamo e siamo vivi mi sembra una gran cosa. Un po’ come la luce in fondo al tunnel nei periodi più tristi, tutti la cerchiamo, la scorgiamo e la vogliamo vedere. Nessuno ama così tanto il buio da volerci rimanere immerso completamente tutta la vita.
E allora illuminiamoci. Sempre. Non solo a Natale. Combattiamo la tristezza dell’autunno e delle foglie che cadono, del cielo che si ingrigisce e noi che non siamo ancora pronti a infilarci nei cappotti. Forse storceranno il naso gli ambientalisti, lo so, con tutto lo spreco di energia. E’ per una buona causa, e possiamo usare l’energia rinnovabile. E visto che ci siamo e dobbiamo progettare e investirci, iniziamo a trovare il modo di usarla tutti e ovunque.
Sfruttiamo le risorse che abbiamo. Usiamo il sole torrido dell’estate per illuminare le serate in compagnia di tanti amici e un buon gelato. Le parole di una canzone che si susseguono sotto un portico, una serie di rime d’amore che fa riappacificare due innamorati dopo una lite. Una bella poesia che fa riflettere e riscoprire il nostro Io più profondo. La bellezza dell’arte illuminata.
Non più la scritta ‘Buone feste’ ma ‘Buona giornata’.
Pùo darci coraggio ad affrontare l’ennesima giornata in ufficio. Se non ti basta il Buongiornissimo della zia che ti manda ogni mattina. E potrebbe addolcire anche quel capo che non ci lascia lavorare in pace e ci scoccia anche il sabato mattina. ‘Buona giornata’ anche a lei, capo. E illuminiamo le luci dei negozi che troppo a lungo sono state spente in questi due anni. Accendiamo tutte le insegne per comunicare la nostra presenza e che non si molla. Colorate, maestose, originali come quelle realizzate da Insegnevarese.it e sembra di essere a New York, a Times Square. Una pazzia o un sogno?
Entrambi. Chi ha la fortuna di esserci stato lo sa, anche se non è Natale, quelle luci ti travolgono, quelle insegne luminosissime ti abbagliano e rimani come un bambino di fronte a qualcosa di imponente e maestoso. Sono pubblicità lo so, e di fantastico forse non hanno niente, però riescono ad accomunare tutti in quel sospiro di meraviglia. Ci riscopriamo un po’ bambini, e come loro rimaniamo affascinati in un attimo. Siamo abituati a tutto che ormai facciamo fatica a rimanere estasiati di fronte a qualcosa. E’ un sentimento che ci riunisce tutti, un po’ come il Natale che ci fa sentire quasi tutti più buoni e inclini benevolmente verso il prossimo.
La luce è vita. Non è un caso che si dica che quando un bambino nasce, si ‘dà alla luce’. Cosa c’è di più naturale e allo stesso tempo meraviglioso: una donna che diventa mamma perché da alla luce un bambino, una nuova vita. Illuminiamoci. Impariamo a stupirci nuovamente, come ci insegnava il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry. Riscopriamo la magia. E magari anche la conoscenza, così nel frattempo combattiamo l’ignoranza e ci avviamo tutti insieme verso un mondo migliore.